Matteo Franco - Illustratore e designer editoriale, nato a Roma nel 1988. Ama la montagna e le moto ed è convinto di saper meglio cucinare che disegnare.
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Una casa, un pollaio: il realismo magico di Maduro è fallito
Quando Nicolás Maduro spiegò durante una trasmissione a reti unificate che la soluzione alla crisi economica e umanitaria del Venezuela è nell’allevamento di galline, lui ci credeva veramente. Il presidente venezuelano sostiene di avere un orto urbano e un pollaio che cura personalmente insieme alla moglie, Cilia Flores. Così sono immuni alla mancanza di alimenti e all’aumento dei prezzi. È un uomo “spirituale” e feticista, che vive circondato da talismani e crede nel guru indiano Sathya Sai Baba. Aveva cercato di trasformare il progetto della rivoluzione bolivariana in una religione politica con l’idealizzazione di Hugo Chávez. Ma la magia è svanita davanti alla cruda realtà del Paese.
Nicolas Maduro non è di certo uno statista. Il suo unico impiego conosciuto è stato come autista della Metropolitana di Caracas, dove diventò leader sindacale. Era un personaggio secondario della scena politica venezuelana fino alla notte dell’8 dicembre del 2012, quando il presidente Hugo Chávez fece l’ultima apparizione pubblica. Il padre della rivoluzione socialista del XXI secolo spiegò ai venezuelani che doveva sottoporsi a un nuovo intervento chirurgico a Cuba per combattere il cancro e indicò Maduro come il suo successore. «È la mia opinione ferma, irrevocabile, assoluta, totale come la luna piena, che questa congiuntura ci costringe alla convocazione di elezioni presidenziali – disse Chávez -. Scegliete Maduro».
Il primo incontro tra i due è avvenuto in carcere. Era il 1992. Il giovane Maduro (che oggi ha 55 anni) si recò nel centro di reclusione Yare per far visita al tenente colonnello Hugo Chávez, arrestato con l’accusa di cospirazione per il fallito colpo di Stato del 4 febbraio contro il governo di Carlos Andrés Pérez. Maduro era membro del Movimento Bolivariano Rivoluzionario MBR-200, una piccola formazione politica che sosteneva l’iniziativa ribelle di Chávez.
Liberato nel 1993 grazie a un indulto, Chávez continuò gli incontri clandestini con il MBR-200, fino a vincere le presidenziali del 1998 con quel partito. Un anno dopo, Maduro è stato nominato presidente della Commissione di partecipazione cittadina per l’Assemblea Costituente. E poi ministro degli Affari esteri e vicepresidente della Repubblica. Non importava se aveva una limitatissima istruzione. L’ex sindacalista era, comunque, uno dei delfini preferiti del presidente Chávez. I due condividevano la passione per la politica e per il baseball.
Roger Santodomingo, autore dell’unica biografia (non autorizzata) De verde a Maduro. El sucesor de Hugo Chávez (Random House, 2013) lo ha intervistato per più di dieci ore e ha indagato nel circolo di amici e famigliari. Il giornalista venezuelano sostiene che il presidente non è un uomo d’idee ma di grande concentrazione. Non ha mai detto nulla di originale che possa ispirare una forma diversa di capire il mondo, né ha scritto una sola frase memorabile. Maduro non ha altro obiettivo che sopravvivere a tutti i costi alla morte politica. Perso il potere, non avrà molte scelte: su di lui ci sono accuse di violazioni contro i diritti umani, corruzione e narcotraffico.
Molti dubitavano della sua resistenza al potere dopo la morte di Chávez. L’ex autista sembrava un moderato, estraneo al mondo militare, non carismatico ma con una base politica che poteva farlo uscire indenne dall’egemonia chavista. Maduro avrebbe potuto contribuire alla transizione democratica nel Paese, ma ha perso l’opportunità. Hanno prevalso in lui il fanatismo, l’ambizione e la paura di assumere le proprie responsabilità.
Il Venezuela attraversa oggi la più drammatica crisi nella storia dell’America latina. Nel 2017 si è registrata un’inflazione di circa 2.400% e, secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2018 la situazione potrebbe peggiorare ancora: si prevedono un indice inflazionario di 13.000% e una contrazione del Pil del 15%. Tra il 2013 e il 2018, il prezzo di un uovo è aumentato del 575.672,59%. Oggi lo stipendio medio di un venezuelano è di 800.000 bolívares e una confezione di 15 uova costa 600.000 bolívares. Un disfacimento che le galline non potranno fermare.
*Giornalista italo-venezuelana, lavora a Formiche e collabora con il programma “Efecto Naim” di Moisés Naim. È autrice di “Dissidenza 2.0. Storie di blogger da Cuba alla Siria” (Eir, 2016) e “Hugo Chávez. Il caudillo pop” (Marsilio, 2007)
[Numero: 119]