[Sommario - Numero 119]
Libertador
Matteo Franco - Illustratore e designer editoriale, nato a Roma nel 1988. Ama la montagna e le moto ed è convinto di saper meglio cucinare che disegnare.
La “reina” ripiena
Maurizio Maggiani
Piccola Venezia
Maurizio Cucchi
Venezuela si salva chi può

Rotta sul Politecnico di Torino. “Il posto giusto per ricominciare”

«Fa male, fa piangere, vedere giovani morire di fame, o in ospedale perché non ci sono antibiotici, sempre che non ti sparino prima per strada». Ernesto Stifano è uno studente del Politecnico di Torino, uno dei tanti giovani che popolano la comunità venezuelana nell’ateneo del capoluogo piemontese. Italiano da parte di padre si è trasferito nel 2014, mentre il suo Paese stava varcando un punto di non ritorno. «Sapevo la lingua e avevo il passaporto italiano, per me è stata una scelta felice», racconta. Ernesto non ha avuto problemi di inserimento a Torino, dove ci sono almeno 600 connazionali registrati.

Chi invece è giunto dopo di lui qualcuno ne ha avuto. «Al mio arrivo, nel 2014, il problema della fuga dal Venezuela non era così grave, chi si trovava qui era arrivato per una scelta di vita». Oggi invece chi arriva a Torino è spesso in fuga, talvolta ha poco denaro ed è disorientato. «È stato questo - rivela - uno dei motivi che mi ha spinto a mobilitarmi in aiuto di ragazzi e studenti del Venezuela a Torino». Così Ernesto, classe 1996, ha creato ItaVen.com, una piattaforma digitale che facilita l’accesso e il funzionamento delle altre associazioni venezuelane. Una sorta di coordinamento il cui sviluppo è diviso in tre fasi.

Creare gruppi WhatsApp, costruire una banca dati aggiornata, sviluppare connessioni e logistica. «Se ad esempio devo inviare una rimessa, o medicinali in Venezuela, scrivo sul gruppo o piattaforma, arriva qualcuno mi da documenti, soldi o medicinali e li porto a destinazione». Ma ancor prima il portale serve per aiutare a vivere a Torino: «Faccio l’esempio di un ragazzo che abbiamo assistito, è arrivato qui senza conoscere la lingua e con 250 dollari in tasca. Abbiamo dovuto sistemarlo, in circa una settimana gli abbiamo trovato un appartamento, un lavoro e lo abbiamo fatto iscrivere al Politecnico».

La prossima fase sarà l’allargamento della piattaforma a tutti, non solo venezuelani, attraverso un altro portale in corso d’opera chiamato justoneflag.com. La filosofia è quella di una comunità autoalimentata e relazionata per far incontrare persone con affinità: «Chiudere cerchi, unire persone». L’obiettivo spiega Ernesto è abbattere le barriere create da «malinformati pregiudizi su chi è stato costretto a lasciare il Paese, ma con la dovuta distinzione tra la migrazione onesta e preparata e quella illegale e criminale». Quando gli chiediamo cosa vede nel suo futuro, sorride e parla di Torino: «È una città internazionale, dei venezuelani si parla bene». Ma il viso diventa scuro quando pensa al suo Venezuela: «Parlo da cittadino del mondo ancor prima che da venezuelano. Vedere come stanno andando le cose oggi fa male».


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