[Sommario - Numero 119]
Libertador
Matteo Franco - Illustratore e designer editoriale, nato a Roma nel 1988. Ama la montagna e le moto ed è convinto di saper meglio cucinare che disegnare.
La “reina” ripiena
Maurizio Maggiani
Piccola Venezia
Maurizio Cucchi
Venezuela si salva chi può

La “reina” ripiena

Ho avuto il piacere di visitare due volte l’interessante paese del Venezuela e curiosamente in ambedue i casi senza una mia diretta intenzione. La prima volta nel ’91, in transito per Bogotà all’aeroporto di Caracas, ho sbadatamente eccitato la suscettibilità del funzionario addetto al controllo del passaporto omettendo di inserirvi una miserabile banconota da cinque dollari, cosicché ho trascorso una settimana nella capitale per emanciparmi in via burocratica dalla condizione di viaggiatore clandestino.

Ecco i miei ricordi più intensi. Le colline che dominano la capitale ricolme di un’unica sterminata favela, la notte il suggestivo spettacolo di milioni di tremolanti luci di candele e lampade a kerosene. L’elegante Paseo Bolivar popolato di gioiellerie, i gioiellieri appostati per chiedermi, italiano? e quindi propormi le loro collezioni di orologi Swatch a cinque, dieci volte il valore nominale, a quel tempo eravamo famosi nel mondo per la nostra dedizione a quell’orologio di plastica.

L’epidemia di colera che dalla regione di San Fernando era in marcia verso la capitale, allora il Venezuela era ufficialmente il paese più ricco del latinoamerica. La reina rellena , regina ripiena, un fantastico panino imbottito, mai assaggiato niente di meglio nel settore del cibo da asporto, me ne sarò ingozzati cento senza mai capire di quali animali e vegetali fosse ripiena la regina. Mezzogiorno al Paseo, un poliziotto in divisa ferma la motocicletta, punta il revolver alla faccia di un passante, si fa consegnare il portafoglio e riparte strombazzando.

Nel 2002, causa incomprensioni tra il mio vettore e il sistema di sicurezza aeroportuale, ho trascorso a Caracas ulteriori due giorni di straordinario interesse. Rinunciando a vacue distrazioni sono rimasto in albergo a godermi uno straordinario reality show su RCTV, il presidente bolivariano Chavez interpretava se stesso mentre dettava nuove leggi, visitava all’ospedale i bambini ammalati, istruiva alla lavagna quelli sani, cucinava cibi nutrienti e sani, raccontava storie alle abuelas. Che gran tenerezza e vergogna per quell’uomo dal bronzeo faccione, visibilmente semianalfabeta, candido e impudente, che tenerezza e vergogna per il suo popolo che sapeva essere peggiore ma non migliore di lui.


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