Matteo Franco - Illustratore e designer editoriale, nato a Roma nel 1988. Ama la montagna e le moto ed è convinto di saper meglio cucinare che disegnare.
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Joaquin, caduto a Parkland, aveva Caracas nel cuore
«L’ho portato via dal Venezuela per dargli sicurezza e futuro». È la frase che Manuel Oliver ha continuato a ripetere a tutti, parenti e giornalisti, nei giorni seguenti alla sparatoria alla Stoneman Douglas, a Parkland, in Florida, quella in cui sono morti 17 ragazzi. Joaquin, suo figlio, era tra questi. Manuel Oliver e Patricia Padauy, genitori del ragazzo, avevano iniziato nel 2003 il loro sogno americano.
Lui, grafico, aveva trovato lavoro per un gruppo musicale. Abbastanza per mantenere la moglie e i due figli. Andrea, la ragazza, ha cinque anni quando la famiglia arriva negli Usa. Joaquin, il piccolo, tre. La cittadinanza arriva nel 2017, dopo quattordici anni, ma come tanti immigrati arrivati da piccolini, Joaquin si sente americano a tutti gli effetti, anche se, come scrive su Instagram, «Il mio cuore appartiene al Venezuela». È infatti per il suo paese d’origine che Joaquin si batte, anche da lontano: sulla sua pagina Facebook video e foto a supporto dei gruppi che lottano per la democrazia in Venezuela.
Secondo le stime di un censimento simbolico fatto nel 2017, si stima che in Florida ci siano oltre 10 mila famiglie venezuelane, la maggioranza delle quali arrivate dopo la crisi economica sotto i governi di Hugo Chavez e Nicolas Maduro. Dopo la repressione del 2014 le richieste di asilo politico sono salite alle stelle: circa settemila domande all’anno. Secondo InSight Crime, organizzazione che indaga sulla criminalità organizzata, il crimine in Venezuela ha causato oltre 26 mila morti violente all’anno nel 2017, facendo schizzare il paese al primo posto nella classifica degli omicidi di quell’anno, dietro a El Salvador. Altre cifre sono ugualmente allarmanti: 350 miliardi di dollari persi per colpa della corruzione, un indice di impunità dei crimini pari al 98%, oltre tremila poliziotti uccisi nel 2014, 59 morti per omicidio ogni 100 mila abitanti nel 2016. Inoltre, le crescenti proteste di opposizione al governo di Nicolas Maduro hanno provocato una forte repressione. Attualmente ci sono più di 200 persone imprigionate per ragioni politiche, secondo i dati del Forum criminale venezuelano.
«Nonostante questa tragedia, venire negli Stati Uniti non è stato un errore: abbiamo fatto quello che pensavamo fosse meglio per i ragazzi», ha dichiarato un parente di Joaquin il giorno dopo la sparatoria. «Qualche nostro amico dal Venezuela ci ha detto che preferisce essere arrabbiato con Maduro piuttosto che vivere una tragedia del genere», ha detto José Gregorio: sua figlia Valeria Alejandra frequenta anche lei la Stoneman Douglas. Si è salvata perché la sua classe è stata fatta evacuare per prima.
Sofia Otero è un’altra sopravvissuta: venezuelana, è arrivata in Florida nel maggio del 2016. Racconta il padre: «Siamo dovuti scappare. Il governo mi cercava. Siamo venuti qui per proteggere i nostri figli. Avremo bisogno di aiuto per superare uno shock simile». «Vogliamo che la vita di nostro figlio e delle altre 16 vittime non sia dimenticata», hanno dichiarato Manuel e Patricia Oliver. E per questo hanno fondato Change The Ref una organizzazione no profit che ha lo scopo di fornire ai giovani gli strumenti per combattere battaglie importanti e diventare futuri leader attraverso l’attivismo, l’educazione e la conversazione. «Per evitare che si ripetano tragedie come quella di Parkland abbiamo bisogno di un cambiamento reale. Potrà accadere solo se avremo l’abilità di convincere la prossima generazione e le generazioni successive a essere coinvolte, combattere per i loro valori e credenze e far sentire la loro voce».
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