[Sommario - Numero 119]
Libertador
Matteo Franco - Illustratore e designer editoriale, nato a Roma nel 1988. Ama la montagna e le moto ed è convinto di saper meglio cucinare che disegnare.
La “reina” ripiena
Maurizio Maggiani
Piccola Venezia
Maurizio Cucchi
Venezuela si salva chi può

Concittadini, resuscitate il moribondo!

Liberare la nuova Granada dalla sorte del Venezuela e redimere questa da ciò che patisce, sono gli obiettivi che mi sono proposto in questa memoria. Degnatevi, oh miei concittadini, di accettarla con indulgenza in ossequio di mire tanto lodevoli.

Io sono, cittadini di Granada, un figlio dell’infelice Caracas, scappato prodigiosamente dal mezzo delle sue rovine fisiche e politiche, che sempre fedele al sistema liberale e giusto che proclamò la mia patria, sono venuto a seguire gli stendardi dell’indipendenza che tanto gloriosamente sventolano in questi stati.

Permettetemi che animato da un ardore patriottico mi azzardi a rivolgermi a voi, per indicarvi velocemente le cause che condussero il Venezuela alla sua distruzione, lusingandomi che le terribili ed esemplari lezioni che ha dato quella estinta repubblica , persuadano l’America a migliorare la sua condotta, correggendo i vizi di unità, solidità ed energia che se notano nei suoi governi.

L’errore con più conseguenze che commise il Venezuela nel presentarsi nel teatro politico fu, senza dubbio, la fatale adozione che fece del sistema tollerante; sistema denunciato come debole e inefficace, da allora, da tutto il mondo sensato, e tenacemente sostenuto fino agli ultimi periodi, con una cecità senza precedenti. [...]

Da qui nacque l’impunità dei delitti di Stato commessi sfacciatamente dagli scontenti, e particolarmente dai nostri nati e implacabili nemici gli spagnoli europei, che maliziosamente se ne erano rimasti nel nostro paese, per tenerlo incessantemente inquieto e promuovere quante congiure permettevano loro di formare i nostri giudici, perdonandoli sempre, anche quando i loro attentati erano tanto enormi che si dirigevano contro la salute pubblica. [...] Clemenza criminale, che contribuì più di ogni altra cosa a demolire la macchina che ancora non avevamo interamente concluso! Da qui venne l’opposizione decisa ad alzare truppe veterane, disciplinate e capaci de presentarsi nel campo di battaglia, già istruite, a difendere la libertà con successo e gloria. Al contrario, si istituirono innumerevoli corpi de milizie indisciplinate, che oltre a svuotare le casse dell’erario nazionale con gli stipendi dello stato maggiore distrussero l’agricoltura, allontanando i paesani dai loro luoghi e fecero odioso il governo che li obbligava a prendere le armi e ad abbandonare le loro famiglie. [...]

La dissipazione delle entrate pubbliche in oggetti frivoli e dannosi, e particolarmente negli stipendi di infinità di impiegati, segretari, giudici, magistrati, legislatori, provinciali e federali, diede un colpo mortale alla Repubblica, perché la obbligò a ricorrere al pericoloso espediente di istituire la carta moneta, senza altra garanzia che le entrate immaginarie della confederazione. Questa nuova moneta parve agli occhi dei più una violazione manifesta del diritto di proprietà, perché si vedevano spogliati di oggetti di valore intrinseco in cambio di altri il cui prezzo era incerto e anche ideale. [...]

Ma ciò che debilitò di più il governo del Venezuela fu la forma federale che adottò, seguendo le massime esagerate dei diritti dell’uomo, che autorizzandolo affinché si governi da sé, rompe i patti sociali e costituisce le nazioni in anarchia. Tale era il vero stato della Confederazione. [...] Questi esempi di errori e infortuni non saranno totalmente inutili per i popoli dell’America meridionale che aspirano alla libertà e all’indipendenza. La Nuova Granada ha visto soccombere il Venezuela; di conseguenza deve evitare gli scogli che lo hanno distrutto. A tale effetto presento come misura indispensabile per la sicurezza della Nuova Granada la riconquista di Caracas. […]

È una cosa positiva che non appena ci presentiamo in Venezuela, ci si aggregano migliaia di valorosi patrioti, che sospirano per vederci comparire, per scuotere il giogo dei loro tiranni e unire i loro sforzi ai nostri in difesa della libertà. La natura della presente campagna ci fornisce il vantaggio di approssimarci a Maracaibo per Santa Marta, e a Barinas per Cùcuta. Approfittiamoci, dunque, di istanti tanto propizi. [...] L’onore della Nuova Granada esige imperiosamente di castigare questi insolenti invasori, perseguitandoli fino ai loro ultimi trinceramenti. Come la sua gloria dipende dal prendere in carico l’impresa di marciare per il Venezuela, a liberare la culla dell’indipendenza colombiana, i suoi martiri e quel benemerito popolo caraqueño, i cui clamori sono diretti solo ai loro amati compatrioti, i granadini, che attendono con mortale impazienza, come loro redentori. Corriamo a rompere le catene di quelle vittime che gemono nelle prigioni, sempre aspettando la loro salvezza da voi; non burlatevi della loro fiducia; non siate insensibili ai lamenti dei vostri fratelli. Andate veloci a vendicare il morto, a dar vita al moribondo, disinvoltura all’oppresso, e libertà a tutti!


[Numero: 119]